Pasti a domicilio
Il servizio "Pasti a Domicilio", un servizio di prossimità, ad ora di pranzo, che ha come destinatari alcuni residenti anziani in condizione di difficoltà e di solitudine.
Una storia
Carlo e il suo pasto a domicilio
Sono le 9 del mattino e suoniamo alla porta di Carlo che appena intravvede dalla finestra F. lancia un gradito invito ad entrare in casa. Lui è uno degli anziani destinatari dei pasti consegnati a domicilio, mentre F. è l'incaricato della Caritas che puntualmente, da un anno, svolge questo compito.
Avevo preparato alcune domande da rivolgere a Carlo, ma ho subito trovato molte risposte semplicemente osservando la scena che mi si presenta davanti. Un grande sorriso, l'intreccio di un dialogo con F., cordiale, spontaneo, come di chi vive una relazione quotidiana, fatta di concretezza e di vicinanza. Il senso di affidamento verso chi provvede, anche con un piccolo gesto, al suo benessere quotidiano.
Carlo ha oltrepassato i 90 anni ed è rimasto solo dopo 5 anni di fidanzamento e 58 di matrimonio.
Un vuoto struggente che tuttavia non riesce a soffocare la sua voglia di vivere e di dare un senso alla vita. Con il suo "angelo" sempre accanto, di cui ci mostra orgoglioso un ritratto dipinto da lui stesso.
Carlo è uno dei 15 anziani che ogni giorno ricevono un pasto caldo presso la propria abitazione. Si tratta di persone "fragili", non autosufficienti (Carlo confessa di non sapere dove mettere le mani in cucina e non solo), individuate grazie alla collaborazione con i servizi sociali del Comune. Il problema non riguarda soltanto la preparazione dei cibi, ma tutto ciò che è collegato all'approvvigionamento (uscire di casa per la spesa quotidiana) e alla loro conservazione (in alcuni casi gli anziani hanno seri problemi di mobilità e di coordinamento delle attività domestiche).
Il cibo è strettamente collegato alla sfera affettiva e spesso la solitudine induce alla noia, all'assenza, alla rinuncia a prendersi cura di sé, con effetti che si trasmettono all'alimentazione, con l'acquisizione di abitudini sbagliate, la perdita d'interesse per sé e la vita. Instaurando un circolo dal quale non si esce più. Ogni lunedì, insieme al pasto del giorno, gli anziani ricevono il menù dell'intera settimana, fino al venerdì.
Il pasto è abbondante e qualcosa avanza sempre per la cena o per il giorno del sabato.
Vengono rispettate le esigenze alimentari particolari. L'obiettivo del progetto è anche quello di favorire il più possibile la permanenza degli anziani nel proprio domicilio e la visita periodica seppure fugace per la consegna del pasto rappresenta anche l'occasione per una verifica delle sue condizioni generali (come stai? tutto bene? ti sei ricordato di…).
Lui si accontenterebbe di mangiare qualsiasi cosa, ma dalle sue parole capisco che il cibo diventa qualcosa di più importante del semplice soddisfacimento di un bisogno primario. E' molto buono, preparato con cura, veicolo di relazioni significative.
Sono le 9 del mattino e suoniamo alla porta di Carlo che appena intravvede dalla finestra F. lancia un gradito invito ad entrare in casa. Lui è uno degli anziani destinatari dei pasti consegnati a domicilio, mentre F. è l'incaricato della Caritas che puntualmente, da un anno, svolge questo compito. Avevo preparato alcune domande da rivolgere a Carlo, ma ho subito trovato molte risposte semplicemente osservando la scena che mi si presenta davanti. Un grande sorriso, l'intreccio di un dialogo con F., cordiale, spontaneo, come di chi vive una relazione quotidiana, fatta di concretezza e di vicinanza. Il senso di affidamento verso chi provvede, anche con un piccolo gesto, al suo benessere quotidiano. Carlo ha oltrepassato i 90 anni ed è rimasto solo dopo 5 anni di fidanzamento e 58 di matrimonio.Un vuoto struggente che tuttavia non riesce a soffocare la sua voglia di vivere e di dare un senso alla vita. Con il suo "angelo" sempre accanto, di cui ci mostra orgoglioso un ritratto dipinto da lui stesso.
Il cibo è strettamente collegato alla sfera affettiva e spesso la solitudine induce alla noia, all'assenza, alla rinuncia a prendersi cura di sé, con effetti che si trasmettono all'alimentazione, con l'acquisizione di abitudini sbagliate, la perdita d'interesse per sé e la vita. Instaurando un circolo dal quale non si esce più. Ogni lunedì, insieme al pasto del giorno, gli anziani ricevono il menù dell'intera settimana, fino al venerdì.
Il pasto è abbondante e qualcosa avanza sempre per la cena o per il giorno del sabato.
Vengono rispettate le esigenze alimentari particolari. L'obiettivo del progetto è anche quello di favorire il più possibile la permanenza degli anziani nel proprio domicilio e la visita periodica seppure fugace per la consegna del pasto rappresenta anche l'occasione per una verifica delle sue condizioni generali (come stai? tutto bene? ti sei ricordato di…).
Lui si accontenterebbe di mangiare qualsiasi cosa, ma dalle sue parole capisco che il cibo diventa qualcosa di più importante del semplice soddisfacimento di un bisogno primario. E' molto buono, preparato con cura, veicolo di relazioni significative.
Carlo nel ricevere il pasto si sente meno solo perché percepisce il senso di una comunità che si preoccupa di lui, lo segue nel suo cammino di vita.
Senza questo servizio – continua serio in volto, forse
drammatizzando un po' – si sentirebbe morto o forse no ma sicuramente
più solo, forse in qualche istituto, lontano dalla casa che conserva
gelosamente i suoi ricordi più belli.
Il nostro dialogo continua
come persone che si ritrovano dopo tanto tempo… il lavoro, gli amici, le
persone care, la vita vissuta.
Alla
fine ci ringrazia sempre con il suo sorriso dolce e garbato. Ringrazia
noi e la Caritas di cui, prima, aveva solo sentito parlare.
Uscendo,
penso all'importanza di mantenere un'attenzione particolare al mondo
degli anziani, oggi sempre più messi in disparte. E ripenso ad un antico
proverbio africano secondo cui "quando muore un anziano è come se
bruciasse un'intera biblioteca".